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[BLEACH] Empathy., {GinxIzuru} Rating verde - AU - Flashfic

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Nacchan.
CAT_IMG Posted on 7/2/2011, 21:31




Nome Autore: Nacchan.
Titolo: Emphaty
Genere: Introspettivo.
Rating: Verde
Avvertimenti: AU, Flashfic
Note Autore (facoltative):

Empathy


Era assurdo il modo in cui Izuru Kira risentisse degli umori del suo superiore. C’era una strana empatia che lo legava a doppio filo con qualsiasi atteggiamento Gin Ichimaru assumesse.
Quel giorno l’ospedale di Karakura, il Seiretei General Hospital, era in uno strano fermento. Le giovani infermiere vagavano da una stanza all’altra affaccendate portando grossi carrelli argentei carichi d’infiniti medicinali, gli specializzandi erano sballottati da un reparto all’altro per prepararsi all’evento che avrebbe caratterizzato tutta la settimana entrante.
Un grosso intervento incatenato si sarebbe svolto il sabato successivo e i pazienti, pallidi e spenti da alcune malattie al fegato, arrivavano e si sistemavano nelle poche stanze disponibili.

Nel movimento generale solo un ragazzo, specializzando di neurochirurgia, era fermo nella folla ma nessuno sembrava accorgersi di lui.
Gli occhi di quello strano azzurro spento vagavano per la sala d’aspetto del terzo piano dell’ospedale come spaesato da quella confusione improvvisa. Ogni tanto si stringeva appena nelle spalle, crogiolandosi in un brivido di freddo che gli percorre la spina dorsale. Era una giornata calda in realtà, ma lui sentiva freddo lo stesso.
Il corridoio alla sua destra portava alla sala operatoria dove sta operando Lui.

Spesso lo assisteva, guardava le sue mani affusolate, rese ancora più candide dai guanti sterili, muoversi abili e delicate destreggiarsi tra aneurismi e traumi cranici. Gli piaceva rendersi utile mentre il suo maestro opera, anche solo passandogli gli strumenti che richiedeva con quella voce melliflua che tanto venerava.

In quel momento però, Gin Ichimaru, capo del reparto di neurochirurgia, compiva l’intervento più difficoltoso della sua splendida carriera e lui lo sentiva, sentiva tutto quello che stava provando in quel momento.
Izuru non se l’era sentita di entrare con lui nella sala operatoria numero tre perché sarebbe stato solo d’intralcio, lo sapeva. Era cosciente della sua inettitudine verso la medicina e della straordinaria inferiorità rispetto al capo che nonostante tutto elogiava spesso i suoi miglioramenti.
Eppure sapeva tutto quello che stava succedendo. Lo sentiva infondo al petto, ne era totalmente consapevole.
Sentiva le gocce di sudore scendere dal collo del suo maestro come se scivolassero umide sul suo. Aveva la percezione del metallo freddo tra le mani, il silenzio sterile della sala operatoria lo circondava interrotto solo dai nauseabondi rumori della carne viva tra le mani.
Non mancava molto alla fine dell’intervento.

Una persona qualsiasi lo urtò nel suo correre verso chissà quale meta. Gli rivolse qualche parola di scusa in tono del tutto insofferente e andò via. Lui si strinse ancora più forte in se stesso, cingendosi la vita con le mani.
Ancora un attimo, ancora un poco…
La parte più delicata stava finendo. Il lento battito del paziente era regolare, tutte le funzioni vitali erano perfette.

Gli infermieri e gli altri presenti all’operazione stavano applaudendo. Era finito tutto. Bisognava solo richiudere. Gin Ichimaru aveva salvato un’altra vita. La stima che il suo specializzando prediletto era cresciuta ancora, inarrestabile.
La sua figura alta e magra, avvolta da un camice verdeazzurro camminava lenta stringendo tra le mani la bandana bianca con cui era solito lavorare. Sul suo volto aveva il solito sorriso beffardo e gli occhi semichiusi puntavano proprio verso Izuru che gli sorrideva in tutta la sua timidezza.
Si fermò a pochi passi da lui.

« Piccolo Izuru, sei rimasto qua tutto il tempo? »
« No, signore. Cioè… Sì, signore. Mi scusi, non ho svolto il mio dovere di oggi… »
« Non ti crucciare troppo. L’intervento è finito bene, questo è l’importante. »
« Sì signor Ichimaru, signore. »

Gli passò le mani tra i capelli e sorrise piano per poi sparire tra la folla. Solo quando fu abbastanza lontano si poté accasciare ad una delle scomode sedie di plastica azzurra venendo investito dalla confusione della sala d’attesa.
Il cuore batteva troppo forte e si chiese se anche il dottor Ichimaru riuscisse a sentirle tutte le emozioni che gli provocava con un semplice tocco.

Fine.
 
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